Voce.
Là dove c’è una voce in capitolo c’è almeno un dialogo da leggere. Là dove c’è una voce fuori del coro c’è una voce nel deserto. Là dove c’è un filo di voce c’è il mal di gola. Là dove c’è una voce impostata c’è una finzione imposta. Là dove ci sono voci di corridoio c’è una voce che cospira sottovoce. Là dove c’è la voce della coscienza ci sono le voci di bilancio. Là dove c’è una voce rotta c’è la voce del verbo piangere. Là dove c’è un «corre voce che» c’è una fuga di voci. Là dove c’è la Voce del Padrone c’è il Maestro.
Viaggio.
Parti. Senza lasciare traccia. Senza fissare un termine. Non ti dai destinazioni. Nel viaggio non esistono spazio e tempo. Il viaggio non arriva. Mai. Il biglietto stretto tra le palpebre. Il passaporto aperto sulla tua bocca. Bagaglio u-mano. Il motore batte. A sinistra. Speranze ripiegate come le camicie al centro del vano. Timori appallottolati come i calzini nascosti negli angoli. Itinerari stirati alla bell’e meglio attendono di essere spiegati in tutti i loro sensi. È un bagno di umanità. Onde di voci increspano l’aria e ti sommergono. Ti abbronzi l’anima senza protezione. Non ti nascondi. Prendi tutti quegli sguardi. L’uomo – quando è vivo – scotta.
L'addizionario.
Tra tante parole, una parola ogni tanto.