Elezioni.
Scelta compiuta con una croce e non con un click. Ma solo per i paesi che ancora non hanno spinto la digitalizzazione fino al luogo più segreto della Terra dopo il confessionale e la camera da letto. Nel posto più precario del mondo – la cabina elettorale – il cittadino esprime il suo voto per mandare qualcuno nel posto più solido del mondo: il seggio. I mezzi per arrivarci sono infiniti: si chiamano sistemi elettorali. Ma il fine che attira qualcuno a candidarsi è sempre quello: i privilegi del potere, più che il potere. La democrazia dà la possibilità all’elettore di scegliere il candidato a sua immagine e somiglianza. Sull’immagine siamo tutti d’accordo: le campagne elettorali servono a costruirla con fotomontaggi che senza i photoshopping di oggi sarebbero i fotoromanzi di ieri. Sulla somiglianza invece i risultati lasciano il tempo che trovano: per questo poi ci ritroviamo in Parlamento con l’assenteismo tra i banchi e il giorno delle elezioni con l’astensionismo nei seggi. Sono fumogene quando sono Vaticane, senza soluzioni di continuità – e di governo – quando sono italiane, in bilico quando sono americane.
L'addizionario.
Tra tante parole, una parola ogni tanto.