Cenerentola
nelle mani di
una scarpetta.

Scelse la più grossa tra le tante che quella sera il giardino poteva offrirle. Quando la mattina le raccoglieva era per preparare il pranzo a tutta la famiglia. Mai avrebbe immaginato che una zucca sotto lo svolazzo di una bacchetta potesse trasformarsi in una carrozza.

Eppure, di quella aveva bisogno per raggiungere il palazzo di corte. Il suo desiderio ormai lo aveva espresso e chi si adoperava per realizzarlo sembrava avesse poteri insoliti. Per questo, a ogni richiesta che le veniva fatta anche lei si adoperava per soddisfarla.

Così, portò 6 topi ancora vivi tra i ferri delle trappole e il tocco della bacchetta li trasformò in 6 cavalli bianchi. Pochi secondi bastarono per fare di una talpa un cocchiere in livrea. E l’impegnativa cattura di 6 lucertole alla fine valse tutta quella pena: la magia di quella bacchetta le trasformò in 6 valletti.

Proprio a lei ora capitava questo, quando fino a poco prima aveva fatto la valletta per le sue sorellastre. Appena si era diffusa la notizia in paese, ogni famiglia nobile era andata in subbuglio. Il figlio del Re che dava una festa di ballo nel suo palazzo era un’occasione da non lasciarsi scappare. Soprattutto per due giovani donne ancora senza un marito, e per una madre con ambizioni spropositate per le figlie.

Non c’era tempo da perdere, anche perché tanti erano i propositi. L’abito, l’acconciatura, il trucco, i gioielli, le scarpe. Per entrare nelle sue preferenze dovevano offrire agli occhi del principe il meglio che potevano mettere insieme. Per farlo, le due sorelle iniziarono a sfruttare la sorellastra, anche se a ben guardare in cuor loro lo sapevano: quello che a loro sarebbe servito era proprio quello che per natura la sorellastra possedeva. Anche con la cenere addosso.

Ogni sera dopo i lavori in casa andava a scaldarsi nell’angolo del camino. Il fuoco che danzava sulla legna ricopriva i suoi stracci di quella polvere grigia. Per questo, un giorno in casa iniziarono a chiamarla Cenerentola. Era quello il destino che la vita le aveva disegnato addosso, dopo che il padre era rimasto vedovo. La scelta di risposarsi con quella donna e di prendersi cura delle figlie coinvolse purtroppo anche lei. Scoppiò a piangere quando pensò a loro, mentre tutte euforiche varcavano il portone del palazzo di corte.

Quanto le sarebbe piaciuto essere lì? Era quello che si era chiesta la fata con quella bacchetta tanto magica. La risposta di Cenerentola non tardò ad arrivare: così, iniziarono le magie e finì il suo pianto. E non ci volle molto a vederla passare da un lato all’altro del suo umore. La bacchetta li toccò tutti quegli stracci pieni di cenere e ognuno si trasformò a volte in un tessuto d’oro, altre volte in un tessuto d’argento.

Rimase incantata quando i suoi piedi nudi finirono dentro due scarpette di vetro da favola. Stentava a stare in piedi dalla gioia. Ma come le storie accompagnano le favole, così gli avvertimenti accompagnano gli incantesimi. «Durerà solo fino a mezzanotte. Al dodicesimo rintocco dell'orologio tutto questo tornerà come prima. La carrozza una zucca, i cavalli dei topi, i valletti delle lucertole, l’abito i tuoi stracci».

Di fronte all’avvertimento della fata solo una cosa poteva fare Cenerentola: promettere che avrebbe lasciato il palazzo prima della mezzanotte. Anche perché il rischio era lasciarsi scoprire agli altri per quello che in fondo era. Ma fino a quell’ora sarebbe stata lei sola a fare magie, già al suo ingresso.

Le voci d'improvviso si trasformarono in silenzio. I violini tutto d’un tratto smisero di suonare. E gli invitati, così, di punto in bianco, cessarono di ballare. Il principe come nei sogni divenne il suo compagno di ballo, il suo ammiratore. Non finiva mai di ringraziarla di essere venuta e il destino di averla portata. Lei invece con un orecchio ascoltava quello che diceva, e con l’altro dava retta al silenzio dell’orologio.

Si tormentarono per il resto della notte a cercare una spiegazione di quello che accadde durante i dodici rintocchi della mezzanotte. Don. Lei che smette di guardarlo. Lui che cerca il suo sguardo. Don. Lei che lo saluta in tutta fretta. Lui che non capisce quella fretta. Don. Lei che inizia a correre verso l’uscita. Lui che cerca di fermarla. Don. Lei che si dice: «non c’è tempo da perdere». Lui che si dice: «non voglio perderla». Don. Lei che aumenta la velocità. Lui che aumenta i battiti. Don. Lei che raggiunge la scalinata. Lui che si infila nel corridoio. Don. Lei che perde una scarpetta. Lui che perde la speranza. Don. Lei che sale sulla carrozza. Lui che raccoglie la scarpetta. Don. Lei con gli stracci addosso. Lui con la scarpetta in mano. Don. Lei per terra con una zucca a fianco. Lui sulla scalinata con gli invitati attorno. Don. Lei in casa con la cenere addosso. Lui nel palazzo con la morte addosso. Don. Lei disperata per averlo deluso. Lui disposto a tutto per ritrovarla.

Affidare a una scarpetta il proprio destino potrebbe sembrare una soluzione da disperati. Forse fu proprio quello che sperarono accadesse: Cenerentola quando la perse, il principe quando la raccolse. «Sposerò la fanciulla che calzerà alla perfezione questa scarpetta». Fu così che il giorno dopo fece proclamare in pubblico a suon di tromba. Il paese tornò in subbuglio e con lui tutte le famiglie nobili e le donne ancora nubili che ne facevano parte.

Ci provarono tutte a dimostrare di essere le proprietarie. Prima le principesse, poi le duchesse, infine le donne di corte. Nessuna riuscì a calzarla come il proclama del principe chiedeva. Quando la prova arrivò a casa di Cenerentola le sue sorellastre fecero di tutto per entrarci. Ma era chiaro a tutti che la misura del loro piede non corrispondeva alla misura della scarpetta. Del resto, la magia è l’unico gesto che fa le cose a mano e su misura. Come alla fine di un numero, quel gesto fece esplodere un corale ooooooh! Tutti videro la scarpetta ospitare il piede di Cenerentola, come la lumaca dentro il suo guscio.

Da quel giorno fu un susseguirsi di ospitalità. Cenerentola fu accolta a corte. Il principe le chiese la mano. Lei lo ospitò nel suo cuore, lui fece altrettanto nel suo. Ma fu quello che accadde alla zucca a fare più scalpore di tutti. Quando al dodicesimo rintocco si ritrovò accolta di nuovo nel giardino, sembrava non sapere dove fosse stata poco prima. Mai avrebbe immaginato quello che solo un incantesimo poteva frapporre al susseguirsi del tempo. Ospitare tra le sue fattezze una principessa e il suo seguito di valletti.

Andrea Ingrosso

Copywriter – Autore di scrittura per le aziende.

© 2022 Mamy

DOLCE ATTESA.

Leggere un classico della narrazione è sempre un piacere. Ma riscrivere quel racconto secondo il proprio punto di vista narrativo è un piacere doppio. Si smontano i fatti dall’ordine cronologico della storia e si rimontano le scene secondo il proprio gusto cinematografico. È l’argomento della lezione 5 del corso di narrazione Ciak, si racconta. Scrivimi a questo indirizzo pancione@mamyadv.com o chiamami a questo numero 338 5322126. Sarà un piacere per me presentarti le 10 lezioni.