Astronauta chiama Mamma-base. Mi sentite? Ho iniziato la procedura di atterraggio sul pianeta Terra. Protocollo XY. Coordinate per il punto di atterraggio: 11.09.2014. Confermate? Per favore, rispondete.
Arriverò come il cielo azzurro di un bel giorno. Dal buio della notte di un lontano e sconosciuto mondo. Vi stravolgerò la vita, in ogni suo attimo e secondo. E anche se mi addormento, non state tranquilli, perché poi ritorno.
Astronauta chiama Mamma-base. Mi ricevete? Probabilità di grandi scoperte, qui, sul vostro pianeta. Il regolare Tic-Tac appeso al muro e sempre uguale a sé stesso. Lo scalpitante Tum-Tum senza regole e senza freni che mi sento addosso. Tracce di fenomeni primordiali: la luce, l'acqua, l'aria. Segni di affetto universali: il calore, le carezze, gli abbracci. Opportunità di incontri ravvicinati di ogni tipo: biondi, mori, allegri, pensierosi, grandi, piccoli – ma non così piccoli come me.
Tra qualche giorno vi darò io, al mattino, il Buongiorno. Lo farò con uno strillo, dopo un lungo e rigenerante sonno. Vi sveglierete pensando «Che peccato. Era un bel sogno». Ma no, sono io, l'astronauta: e ovunque voi andrete vi sarò sempre attorno.
Astronauta chiama Mamma-base. C'è qualcuno? È pieno di fenomeni strani, qui, sul vostro pianeta. Mi alzo e cado a terra. Prendo qualsiasi cosa, mi cade dalle mani e finisce per terra. Sembra che tutto sia attratto dal vostro pianeta. E di cadere sulla Terra sta per accadere anche a me, come voi catapultato dalla rampa di lancio di cromosomi così bene accoppiati.
Forse, è per questo che nello spazio non c'è nessuno. C'è invece un'atmosfera particolare che si crea nel mio corpo, più volte al giorno. Un'insolita energia orbita nelle mie labbra. Lancio segnali sonori: due rotondi satelliti iniziano a girarmi attorno. Il mio istinto imbocca la Via Lattea.
Presto attraverserò i confini del mio essere appena nato. Darò un suono alla mia bocca: mi sentirete chiamarvi per nome. Acquisterò stabilità nelle gambe: mi vedrete correre alla conquista dello spazio. E da bravo astronauta andrò alla ricerca della mia buona stella.
Dal centro di ricerca che mi tiene i piedi tra le mani un gruppo di scienziati ogni giorno studia le traiettorie delle orbite degli umani. Sono i giri e i capogiri che la vita fa dentro la tuta spaziale in carne e ossa. Sono le passeggiate solitarie che sulla carta l’uomo fa in quello spazio infinito di un tempo indefinito chiamato esistenza.
A volte accade, agli scienziati che mi stanno tirando fuori, di fare una scoperta. Capita che la ragione, nota per essere molto terrestre, giri attorno alla narrazione, sistema conosciuto come poco terrestre. Capita che quell’oggetto pensante così ancora poco identificato dalla scienza si stacchi dal suolo e sorvoli l’esistenza tra oggetti volanti molto immaginati.
Subito l'esperto di attrazioni umane del gruppo di scienziati inizia a studiare la forza che si scatena tra due opposti gravitazionali: la causa del possibile intreccio delle due orbite. E lo fa con la speranza che il fenomeno in corso, molto extra e poco terrestre, non si interrompa. Perché quegli scienziati conoscono bene le traiettorie che tesse la chimica delle attrazioni.
Gli scienziati sanno quanto è difficile che il lato extra del fenomeno prevalga sul lato terrestre. Loro sì che hanno capito. Sulla Terra – come sulla carta – le parole scritte sono come i passi di danza: volano senza staccarsi da terra, lasciano un segno senza lasciare traccia. Perché sulla Terra – come sulla carta – non c’è una formula chimica del fenomeno, ma una chimica non formulabile che lo determina.
Perché un libro è un fenomeno simile a una stazione spaziale orbitante. Una costruzione creata dall'uomo per ospitare – di volta pagina in volta pagina – gli esseri umani nello spazio extraterrestre. Perché un libro – non un manuale – riesce a vincere la forza di gravità terrestre alla velocità della pagina scritta.
Colpisce i soggetti appartenenti alla famiglia degli alfabeti, non degli storyteller. I sintomi della narrazione li senti addosso in tutte le unità di misura: il tuo sguardo che si allunga fino all’orizzonte, il tuo peso perde forza per l’assenza della gravità, la tua capacità di contenimento aumenta con l’aumentare dell'attività onirica. Conscia e inconscia.
È la più grande evoluzione della specie umana: il terrestre mette il naso dentro un libro e diventa extraterrestre. La lingua madre nutre il suo respiro con l’aria fresca delle proprie parole. Quelle che non trovano tutti gli altri mentre gattonano tra i linguaggi dei manuali di marketing rilegati in cromosomica abbinata con lo storytelling. Così, la sterilità delle presentazioni la trovi in ogni chi siamo. E l’identità di ognuno scompare alla vista di tutti.
Vista così come è fatta, e presa alla lettera, la parola sulla pagina sembra un piccolo passo per l’uomo. Ma poi, vista da lontano, dalla stazione spaziale orbitante dove ancora per poco mi trovo, sembra il più grande passo dell’umanità.
Andrea Ingrosso
Copywriter – Autore di scrittura per le aziende.
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